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L’infarto del miocardio: perché è importante conoscerlo

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
L’infarto del miocardio: perché è importante conoscerlo

Ogni anno in Italia oltre 150mila persone, in particolare uomini, vengono colpite da infarto del miocardio, una patologia mortale, in un caso su tre. L’infarto, noto anche come attacco di cuore è determinato da un mancato apporto di ossigeno al muscolo del cuore che perde vitalità. Il blocco di flusso sanguigno è improvviso: può avvenire a riposo, o anche in seguito ad uno sforzo fisico, oppure dopo una forte emozione.

Solitamente l’infarto si accompagna a determinati sintomi – dolore al petto, al braccio, nausea e fiato corto – ma ci sono situazioni in cui può verificarsi senza dare alcun disturbo. La persona infartuata avverte in genere un malessere che può interessare anche lo stomaco e alcune parti del viso, come denti e mandibola, ma a volte non è sempre così facile accorgersi di quello che sta accadendo al nostro cuore.
L’infarto miocardico acuto, se silente, è ancora più pericoloso.

Il fattore tempo e in particolare la tempestività di un intervento appropriato, sono fondamentali in termini di sopravvivenza. Se trattato entro un’ora dalla comparsa dei primi sintomi può aiutare una persona a salvarsi. E’importante condurre il paziente presso un centro con Pronto soccorso o comunque dotato di un’Unità di terapia intensiva cardiologica. Il trattamento precoce riduce i danni a carico del miocardio e la mortalità.

L'infarto del miocardio è causato da un’occlusione improvvisa dell’arteria (coronaria) che porta sangue e ossigeno alle cellule cardiache, che di conseguenza vanno in sofferenza fino alla necrosi (morte). L’occlusione è a sua volta un effetto dell’aterosclerosi, ossia la formazione di placche sulle pareti interne delle arterie coronariche, dovuta alla presenza di sostanze lipidiche. Con il passare del tempo, per effetto del grasso, sulla superficie della placca si creano delle lesioni, che a loro volta determinano la formazione di un coagulo di sangue. Il coagulo, detto anche trombo, aumenta di dimensioni e può impedire in parte o totalmente al sangue di attraversare il canale arterioso e raggiungere quella parte del muscolo cardiaco alimentato e ossigenato dall’arteria stessa.

L’aterosclerosi è una patologia che dipende da una serie di fattori quali età, sesso, familiarità, diabete ma anche stili di vita scorretti, cattiva alimentazione, fumo, ipertensione, stress e consumo di sostanze stupefacenti. 
Per trattare l’infarto del miocardio si ricorre a intervento chirurgico o a terapie farmacologiche:entrambe le metodiche sono finalizzate a disostruire l’arteria coronarica bloccata e ripristinare l’afflusso di sangue.
Oggi esistono metodiche innovative per operare un cuore danneggiato da infarto. La chirurgia mininvasiva, prerogativa solo di centri ad Alta Specialità, offre una serie di vantaggi al paziente che può tornare alla vita di tutti i giorni, in tempi ridotti, senza traumi e senza grosse cicatrici post operatorie.
L’angioplastica è il tipo d’intervento a cui si ricorre più frequentemente e consiste nella riapertura dall’interno dell’arteria ostruita tramite il posizionamento di stent, piccole protesi che servono a riattivare il normale flusso sanguigno: le strutture specializzate in Cardiologia interventistica si avvalgono anche di stent riassorbili.

Un altro intervento eseguito per ripristinare la piena funzionalità cardiaca è il bypass aortocoronarico, una sorta di “ponte” che il chirurgo crea tra l’aorta e la coronaria occlusa in parte o completamente, mediante altri condotti arteriosi e venosi prelevati dallo stesso paziente. 
Per alcuni malati, un’alternativa al bypass aortocoronarico è rappresentata dalla chirurgia aortocoronarica mininvasiva.

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