Cos’è la fibrillazione atriale?
É un’aritmia cardiaca che determina un battito irregolare e “caotico” del cuore. Colpisce circa l’1% della popolazione generale sino a raggiungere una revalenza del 10% dei soggetti con età superiore a 65 anni.
Che rischi comporta?
La Fibrillazione atriale aumenta in modo esponenziale il rischio di ictus per il paziente che ne è affetto costringendolo ad assumere a vita una categoria di farmaci che riducono notevolmente la qualità di vita, in quanto ogni settimana o 15 giorni è necessario eseguire un prelievo ematico per il dosaggio plasmatico del farmaco. Tali farmaci inoltre aumentano notevolmente il rischio di emorragie e limitano conseguentemente le attività quotidiane della persona.
Qual è la cura?
É innanzitutto farmacologica attraverso l’assunzione di anti-aritmici. Quando la fibrillazione atriale non regredisce con l’assunzione dei farmaci può essere eseguita una cardioversione elettrica che permette di “re-sincronizzare” il cuore ed eliminare l’aritmia stessa. La cardioversione elettrica però non risolve l’aritmia nelle sue cause, ma è solamente una cura valida nell’immediato. Quando questo non va, bisogna fare ricorso all’ablazione trans-catetere.
Cos’è l’ablazione trans-catetere?
Consiste nell’inserimento di alcuni cateteri ablatori dalla vena femorale che determinano l’interruzione (ablazione, appunto) del circuito elettrico che determina la fibrillazione.
Come è possibile scoprire ora la fibrillazione atriale?
Attraverso un prelievo del sangue per verificare il valore dell’omocisteina: una scoperta fatta dal team di Anthea e pubblicata su una rivista americana, consente di accertare un fattore di rischio del paziente a tale patologia.