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Angioplastica o Bypass

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
Angioplastica o Bypass

Fame d’aria, stanchezza estrema, senso di svenimento, dolore alla spalla o al braccio, dolore che si irradia a tutto il torace. Sintomi di un cuore che non riceve più la quantità di sangue necessaria. La responsabilità è delle arterie (coronarie) ostruite da depositi di grasso e, per questo, incapaci di apportare ossigeno al muscolo cardiaco.

Le coronaropatie colpiscono ogni anno, in Italia, circa 150 mila persone e causano, ad almeno la metà di esse, conseguenze molto gravi se non affrontate in tempo.

Spesso ci si accorge dell’ostruzione solo quando questa sta già causando danni gravissimi.
Intervenire, comunque, è possibile.

La scelta tra Angioplastica o Bypass coronarico sarà affidata alle équipe di Emodinamica e di Cardiochirurgia che, consultandosi, potranno valutare il quadro complessivo del paziente.

L’angioplastica è certamente una tecnica a bassa invasività. Consente di risolvere le occlusioni coronatiche, anche totali e precoci, grazie all’introduzione di un palloncino o di stent in tempi brevissimi. Il vantaggio è dato da una veloce ripresa del paziente e, non meno importante, dalla possibilità di risparmiare tessuto muscolare che altrimenti, cicatrizzandosi, perderebbe irreversibilmente la propria elasticità.
Con l’angioplastica è possibile trattare anche lesioni complesse ed intervenire su pazienti anziani che altrimenti non potrebbero sopportare un’operazione tradizionale.

Non sempre l’angioplastica è la scelta migliore. Studi recenti dimostrano che quando la malattia coronarica è piuttosto diffusa, la scelta migliore è quella del bypass coronarico. Ma non è il solo caso: nei pazienti diabetici, infatti, le angioplastiche sono a rischio di trombosi e pertanto si preferisce trattare il paziente con bypass.
Per bypass s'intende l'intervento che permette di riportare sangue ed ossigeno a tessuti del cuore che ne hanno bisogno; per realizzare il bypass si preleva un tratto d'arteria o di vena e lo s'impianta sulla coronaria ostruita formando un “ponte” in grado di trasportare sangue al cuore.

Oggi è possibile ricorrere a tecniche chirurgiche ancora meno traumatiche. L’intervento di bypass può avvenire a cuore battente in procedura mininvasiva. Quindi senza più dover fermare il cuore e operando attraverso una piccola incisione intercostale.
Questo vuol dire meno stress psicofisico, riduzione degli effetti collaterali e tempi di ripresa più veloci.

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