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Insufficienza mitralica: i sintomi da non sottovalutare e gli esami importanti per la diagnosi

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
Insufficienza mitralica: i sintomi da non sottovalutare e gli esami importanti per la diagnosi

L’insufficienza mitralica – ossia il mal funzionamento della valvola mitrale del cuore - è una patologia molto più diffusa di quanto oggi si sappia. Il sintomo classico è la stanchezza: un segnale da non sottovalutare. Nonostante ci siano ancora ritardi significativi nella diagnosi, nelle strutture ospedaliere di riferimento per il trattamento della patologia mitralica esistono strumenti ecografici moderni e tecnologie avanzate che supportano il medico nella individuazione precoce del disturbo.
 
La casistica di insufficienza mitralica registrata negli ospedali non corrisponde infatti alla estensione effettiva e reale della patologia, in quanto si riscontra ancora oggi un ritardo nella diagnosi. Questo dipende dal fatto che l’insufficienza mitralica è una di quelle malattie che possono essere ben tollerate negli anni e quindi non dare sintomi per tanto tempo. Un altro fattore decisivo per le diagnosi “fuori tempo” riguarda gli esami clinici che - se non vengono eseguiti in modo appropriato e approfondito – non danno riscontro della patologia.
 
Uno dei sintomi da non sottovalutare nella insufficienza mitralica è la stanchezza. Un cuore con la valvola mitrale che non funziona correttamente è costretto ad un lavoro continuo, maggiore, anche se a riposo. Spesso i pazienti non associano la spossatezza alla patologia mitralica,  quindi trascurano questo sintomo fino a quando non compare la dispnea  - ossia l’affanno – o lo scompenso cardiaco nelle forme più avanzate.
 
Oggi la tecnologia fornisce un contributo importante nella diagnosi della patologia. In strutture di riferimento per il trattamento di questa valvulopatia, esistono strumenti che aiutano il paziente a evocare i sintomi e anche altri che, pur in assenza di sintomi, riescono a fotografare esattamente il grado della malattia. Si tratta di sistemi ecografici non tradizionali, eseguiti con farmaci o con altri strumenti, che aiutano a scoprire la malattia in tempo.
 
Tra gli strumenti diagnostici a disposizione, uno dei più immediati è l’ecocardiogramma, una metodica diagnostica non invasiva che sfrutta gli ultrasuoni per studiare in profondità il cuore. Nei casi incerti, l’ecocardiogramma deve essere seguito da una ecocardiografia da stress farmacologico: si tratta di una particolare ecografia consistente nella somministrazione di un farmaco in grado di far lavorare il cuore un po’ di più -  come se corresse - e che permette di misurare le modificazioni del cuore dopo uno stimolo importante.
Altra metodica è l’ ecocardiogramma transesofageo che – con l’impiego di una sonda posta nell’esofago – riesce ad eseguire uno studio morfologico e funzionale del cuore. L'esame viene richiesto in tutti quei casi in cui l’ecocardiogramma transtoracico non risulta dirimente nel risolvere un quesito diagnostico.
 
La prevenzione rimane la strada migliore per intervenire quanto prima nelle problematiche che interessano il cuore. Sarebbe buona prassi che tutta la popolazione - sia maschile che femminile - si sottoponesse ad uno screening cardiologico prima dei 40 anni per escludere la presenza di cardopatie. Questo permetterebbe di scovare molte delle malattie cardiache che non sono sintomatiche e quindi ancora non conosciute.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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