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Le nuove prospettive su diagnosi e terapie della patologia mitralica: esperti mondiali a confronto

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
Le nuove prospettive su diagnosi e terapie della patologia mitralica: esperti mondiali a confronto

Le patologie che interessano la valvola mitrale sono ancora oggi poco conosciute e difficilmente diagnosticate. Nonostante ogni anno in Italia vengano eseguiti migliaia di interventi chirurgici per la patologia mitralica, sono ancora molti i casi che sfuggono ad un inquadramento diagnostico corretto e nei tempi giusti. Eppure una diagnosi tempestiva di valvulopatia mitralica è fondamentale per evitare possibili danni irreversibili a livello cardiaco. Ecco perché è importante indirizzare i pazienti in Centri di eccellenza che si avvalgono di tecnologie moderne, di specialisti esperti nel trattamento della patologia mitralica e che predispongono terapie personalizzate per i pazienti.
 
La valvola mitrale può ammalarsi per insufficienza mitralica, cioè quando non si chiude bene, oppure per stenosi che si verifica al contrario, per mancata apertura. La stenosi mitralica è una patologia sempre meno frequente in Italia, come nel resto del mondo occidentale: è ancora frequente invece nei paesi in via di sviluppo in quanto legata a malattia/febbre reumatica che attacca la valvola. In caso di insufficienza mitralica è indicato procedere alla riparazione della valvola e non alla sostituzione, preservando così la valvola natia del paziente. Mentre in caso di stenosi, la valvola non sempre si può riparare, specie se presenta calcificazioni.  
 
Delle possibili opzioni terapeutiche di questa valvulopatia, dello stato attuale della chirurgia mitralica e delle prospettive future se ne discuterà nella edizione 2018 del MICS (8 e 9 giugno a Roma), congresso biennale organizzato dalla Mitral Academy, un’associazione da me fondata con l’intento di promuovere la cultura della valvola mitrale e favorire il confronto e l’aggiornamento di cardiochirurghi, cardiologi, anestesisti e perfusionisti.
MICS 2018 sarà l’occasione per fare il punto su diverse tecniche riparative della valvola mitrale. Oggi infatti grazie alla chirurgia mininvasiva in continuo aggiornamento, è possibile intervenire anche su pazienti di età avanzata e assicurare loro maggiori benefici per la ripresa post operatoria.
 
La chirurgia riparativa della valvola mitrale contempla due approcci: la riparazione mitralica convenzionale, la cosiddetta sternotomia, o la chirurgia mininvasiva. La sternotomia, ossia l’apertura dello sterno, è ancora l’approccio chirurgico più usato, perché sono pochi i Centri che adottano le metodiche mininvasive. Mentre la chirurgia riparativa mininvasiva offre diverse possibilità.

Una di queste è la cosiddetta tecnica Neochord. Quando la valvola non riesce ad aprirsi al passaggio del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro e a chiudersi una volta che il flusso viene spinto verso l’aorta - a causa del deterioramento delle corde tendinee – viene riparata sostituendo i filamenti danneggiati. Il chirurgo opera a cuore battente con una piccola incisione toracica e nella vena femorale si introducono le nuove corde artificiali che vengono fissate a cavallo della valvola tramite una sorta di pennino posto dall’apice del cuore. Si tratta di una tecnica non applicabile a tutti i casi, ma solo a pazienti con particolari caratteristiche anatomiche.
 
Oggi è possibile ricorrere anche a tecniche percutanee – come la Mitralclip – per correggere casi estremi di insufficienza mitralica, in pazienti con rischio operatorio elevato. A cuore battente si introduce una minuscola graffetta metallica che aiuta a riparare la valvola difettosa. Non è la tecnica di prima scelta ma può essere un’alternativa percorribile con paziente a rischio elevato.

Il rischio operatorio è legato alla comorbidità, ossia alla concomitanza di altre patologie e varia quindi di paziente in paziente, a seconda del quadro clinico. Un paziente con insufficienza mitralica che soffre anche di insufficienza renale o respiratoria, o con un precedente e una pregressa operazione al cuore, corre un rischio maggiore rispetto a un paziente di 40 anni che non presenta comorbidità, cioè non soffre di altre malattie. In genere i risultati sono buoni e incoraggianti e oggi dopo l’intervento i pazienti hanno un’aspettativa di vita eccellente.
 
Nei Centri di eccellenza per il trattamento della patologia mitralica – che osservano le Linee Guida di cardiochirurgia -  si opta per l’intervento chirurgico solo quando l’aspettativa di vita del paziente è migliore contemplando l’intervento chirurgico.
 

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