La
cardiochirurgia mitralica mininvasiva ha diversi vantaggi rispetto all’intervento tradizionale con
sternotomia:
minor sanguinamento, degenza post-operatoria ridotta, minore percezione del dolore dopo l’intervento. Per accesso mini-invasivo si intende una
piccola incisione intercostale (5 centimetri) che consente al chirurgo di accedere al cuore e quindi anche alla valvola malfunzionante, mentre la sternotomia prevede l’ apertura dello sterno.
Finora però la comunità scientifica si è interrogata a lungo sulla possibilità o meno di
riparare valvole mitraliche complesse tramite questo piccolo approccio mini-invasivo.
Alcuni esperti ritengono che tramite un accesso ridotto non sia agevole riparare una valvola mitralica ‘difficile’ ossia con lembi valvolari ampiamente ridondanti che determina una insufficienza mitralica severa.
Mentre uno
studio recentemente pubblicato su
‘Annals of Thoracic Surgery’, la rivista scientifica di riferimento a livello mondiale, ha dimostrato, per la prima volta, che la chirurgia mini-invasiva mitralica se effettuata da operatori esperti e da centri ad alto volume, è estremamente efficace anche nella riparazione di valvola mitraliche complesse.
La ricerca eseguita dall’
equipe di Cardiochirurgia del
Prof. Giuseppe Speziale - in collaborazione con le
Università americane ed inglesi - ha coinvolto
1905 pazienti (654 operati in sternotomia e 1251 trattati con chirurgia mini-invasiva) con un follow-up medio di 51,6 mesi.
Non sono emerse differenze significative tra i gruppi dei pazienti in fatto di
rischi di recidive o di reintervento a distanza. La chirurgia mininvasiva dunque si conferma per il cuore una procedura
sicura ed efficace anche a lungo termine, se eseguita da
operatori esperti e in centri ad alto volume.